Poeta e drammaturgo francese. Figlio di un alto funzionario dell’amministrazione statale, si stabilì a Parigi nel 1881 con la famiglia. Educato alla fede cattolica, ma diventato nell’adolescenza indifferente e scettico, visse una tormentosa crisi spirituale, che lo condusse con il fervore del neofita e la violenza sanguigna del suo carattere a un ritorno integrale e definitivo al cattolicesimo.
Nel 1890 abbracciò la carriera diplomatica. Da allora al 1935 fu console e poi ambasciatore negli Stati Uniti, in Cina, in Cecoslovacchia, Germania, Giappone e Belgio.
Rientrato a Parigi, nel 1946 fu eletto accademico di Francia.
Di grande interesse storico e psicologico è la corrispondenza che intrattenne con A. Gide. C. lasciò una notevole produzione in prosa e una vasta opera poetica (Conoscenza dell’Est, Connaissance de l’Est, 1900; Cinque grandi odi, Cinq grand odes, 1910; Cantata a tre voci, Cantate à trois voix, 1913). Ma la sua personalità trovò più compiuta espressione nelle opere destinate al teatro, fra cui vanno ricordate Testa d’oro (Tête d’or, 1891), Lo scambio (L’échange, 1894), Il riposo del settimo giorno (Le repos du septième jour, 1896), La crisi meridiana (Partage de midi, 1906), L’ostaggio (L’ôtage, 1911), Giovanna al rogo (Jeanne au bûcher, 1939), musicata da A. Honneger, oltre ai suoi due capolavori: L’annuncio a Maria (L’annonce faite à Marie, 1912), sulla necessità del sacrificio consacrata nel dogma della comunione dei santi, e Lo scarpino di raso (Le soulier de satin, 1929), poema drammatico della vita e della morte intesi come segreti di Dio.
C. è uno dei più significativi esponenti del rinnovamento cattolico della Francia della prima metà del secolo, e uno fra i maggiori poeti del suo tempo. Attuò una sapiente riconciliazione di poesia e teatro; respinse le forme tradizionali, sostituendo alle rime e ai metri fissi un versetto cadenzato alla maniera delle versioni bibliche, ritmato con pause che nascono non da ragioni logiche, ma liriche. Le vicende dei suoi drammi si svolgono in modo lineare intorno a nuclei estremamente ridotti e significanti dai quali emerge un messaggio di fede concepito come possibilità di soluzione dei contrasti esistenti tra l’umano e il soprannaturale, il mondo e Dio. Gli interlocutori, che pure si affrontano in contrasti irriducibili, rimangono come isolati, estranei; non sono persone, ma anime o passioni; i loro conflitti interessano all’autore in quanto autorizzano effusioni liriche, in forma di canti e di inni, sempre traboccanti di immagini e di colori, e tese a superare il contingente dell’azione teatrale per divenire espressione di valori cosmici attraverso un uso violento e amplificato del simbolo che C. derivò soprattutto da Rimbaud, il poeta da lui più amato sin dall’adolescenza.
Fonte: Enciclopedia della Letteratura Garzanti, 2007